Marie Curie, Signora della radioattività

Infanzia e giovinezza a Varsavia  

All’epoca la Polonia era stata
oggetto di spartizione tra l’impero russo, l’impero austro-ungarico, la
Prussia. I vari zar succedutisi al trono, imponevano una “russificazione” molto
spinta: obbligo di studio della lingua e della letteratura russa nelle scuole e
uso del russo nei documenti ufficiali; controllo e censura della stampa,
imposizione degli uomini fedeli allo zar nei posti di potere dello stato;
soppressione di ogni minima protesta e richiesta di libertà. Nel 1863, Lo zar
Alessandro II fece impiccare ai bastioni di una fortezza di Varsavia, i capi
dell’ennesima rivolta soffocata nel sangue. Gli Skłodowski sono una famiglia di
patrioti e Władysław, pur non avendo partecipato attivamente alla rivolta, per
le sue simpatie viene spostato in un’altra scuola dove il suo stipendio è
nettamente inferiore a quello percepito in precedenza. 

All’età di quattro anni la piccola Maria (Manya o Manyusha per i genitori) mostra già i segni di un’intelligenza estremamente brillante: legge scorrevolmente dai libri delle sorelle maggiori, e il padre le insegna le basi della matematica, che lei apprende con viva curiosità.

Le condizioni economiche della famiglia si aggravano a causa della tubercolosi di  Bronisława, la madre, che, prima, deve lasciare il lavoro, e poi soggiornare all’estero per lunghi periodi, nel tentativo di curarsi.

Nel 1876 muore di improvvisa febbre tifoidea Zofia, la sorella maggiore, e, ai primi di maggio 1878, muore a Bronisława a quarantadue anni.

Maria è poco più che bambina, ha solo undici anni.

Un dolore così profondo prostra Maria, che passa intere giornate a piangere. Per lei inizieranno  – per dirla con Leopardi –  anni di studio “matto e disperatissimo”!

Ma appena quattro anni più tardi si diploma a pieni voti, ottenendo anche una medaglia d’oro.

L’oppressione russa non allenta la sua morsa neppure sulle università che devono svolgere corsi controllati dal potere centrale e che non ammettono, tra gli iscritti, le
ragazze.

Maria, allora, frequenta le lezioni dell’Università Volante, delle lezioni – assolutamente clandestine –tenute in case di privati, che, se scoperti, rischiavano la libertà e la deportazione in Siberia.

Sono dell’ambito scientifico le materie che più le interessano: biologia, chimica, matematica, fisica.

Comincia a lavorare dando ripetizioni private. Viene assunta come istitutrice dalla famiglia Zorawski – industriali dello zucchero-  il suo compito sarà quello di istruire i bambini Zorawski più piccoli.

I soldi che guadagna con quel lavoro Maria li spedisce alla sorella Bronia, che si era trasferita a Parigi e stava studiando medicina.

Si innamora, purtroppo per lei, del figlio maggiore dei Zorawski, Casimiro, suo coetaneo. All’inizio, lui sembra corrisponderle, ma poi le cose si fanno complicate: la famiglia di Casimiro non vede di buon occhio la relazione con una ragazza di condizioni economiche decisamente inferiori alle loro. Le pressioni si fanno insistenti e dopo un anno di tira e molla, Maria, con suo grande dolore,  è costretta a chiudere quella relazione.

Bronia, che nel frattempo si era laureata, insiste perché Maria vada a Parigi a studiare; ora tocca a lei ricambiare generosità e sostegno!

 

Arrivo a Parigi, Sorbona 

E, nell’autunno del 1891, Maria intraprende un viaggio a dir poco avventuroso: quaranta ore di treno  Varsavia-Parigi, in quarta classe, senza riscaldamento, mangiando pane e formaggio portati da casa perché non non può permettersi spese impreviste.

Arrivata a Parigi la prima cosa che fa è iscriversi alla Sorbona alla facoltà di Fisica e firmando  i registri come Mademoiselle Marie Skłodowska.

Maria ha ventiquattro anni; sa di essere in ritardo rispetto a un normale studente universitario e probabilmente avverte l’urgenza di completare gli studi.

In soli tre anni si laurea in Fisica e Matematica. Al corso di Fisica è la migliore; questo le fa vincere una borsa di studio che le permette di affittare un monolocale al sesto piano senza ascensore, ma molto vicino alla Sorbona che può raggiungere, perciò, a piedi.

Nel 1894 si laurea in Matematica, arriva “solo seconda”, come ebbe a rammaricarsi in seguito, e nello stesso anno, incontra Pierre Curie.

Gli anni “d’oro”  

Dopo un anno di corteggiamento da parte di Pierre, Maria finalmente acconsente di
sposarlo. Come regalo di matrimonio ricevono un paio di biciclette che i due
novelli sposi usano per  andare in viaggio di nozze. La bicicletta sarà un mezzo di trasporto amatissimo in casa Curie, venendo usata per le frequenti gite fuori porta e per le vacanze estive.

Nel settembre 1897 nasce Irène (anche lei seguirà le orme dei genitori, diventando scienziata e, assieme al marito Frédéric Joliot, nel 1935, vincerà un Nobel per la radioattività artificiale).

Pierre è riuscito ad avere un ex deposito per le carrozze che usano come laboratorio per le loro ricerche: in terra battuta, senza riscaldamento, senza intonaco. A loro basta e cominciano la loro ricerca. Partendo dalle osservazioni del professor Henri Émile Becquerel cominciano a studiare l’uranio, passando poi ad altre sostanze, tra le quali la pechblenda (uno scarto della lavorazione
dell’uranio, dal quale veniva estratto un colorante industriale).

Gli strumenti di misurazione, una camera di ionizzazione e una bilancia al quarzo piezoelettrico, sono stati messi a punto da Pierre.

Nell’aprile del 1898 i Curie ottengono i primi interessanti risultati dei loro esperimenti, tanto che una loro relazione viene letta all’Académie de Science di Parigi. Gli accademici, sottolineano che le ricerche dei Curie vanno tenute in grande considerazione poiché è praticamente certa l’esistenza “un nuovo e non meglio identificato elemento” (della tavola periodica degli elementi, ndr).

Il 25 luglio del 1898 Pierre nel diario di laboratorio, scrive la parola “polonio”. Il nome di battesimo del nuovo elemento è senz’altro un omaggio alla patria di origine di Maria.

Il 26 dicembre dello stesso anno, viene scritta la parola “radio”, dal latino radium, raggio.

I quattro anni successivi Maria li dedica – da sola – all’isolamento ed estrazione chimica del radio, lavorando sette tonnellate di pechblenda per ottenere, alla fine, un deci-grammo di sali di radio e calcolandone il peso atomico 225,93.

1903 il primo Nobel

I Curie si erano sempre dichiarati debitori delle iniziali ricerche di Becquerel sui “raggi uranici” e nel 1902 era ventilato il loro nome per il Nobel per la Fisica. Qualcuno, però, all’interno dell’Accademia Reale Svedese aveva avanzato la candidatura del solo Pierre assieme a Becquerel. Saputolo, Pierre rifiuta categoricamente l’assegnazione del premio se il nome della moglie non viene inserito tra quello dei candidati.

Finalmente, nel 1903 viene assegnato loro il Nobel per la Fisica. La notizia finisce in prima pagina su moltissimi giornali francesi e i Curie ottengono fama planetaria che però la vivono con insofferenza, poiché le attenzioni dei giornalisti e della gente, li distraggono dal laboratorio e dalle loro amate ricerche. Possono cominciare a godersi anche l’agiatezza derivante dai soldi del premio Nobel, dalla cattedra di Pierre alla Sorbona, dalle pubblicazioni scientifiche di Maria.

Nel 1904 nasce Ève la loro seconda figlia.

 Morte di Pierre Curie 

Il 19 aprile del 1906, Pierre Curie, a 48 anni, muore in un incidente stradale. E’ una svolta tragica nella vita di Maria. Con la morte di Pierre, Maria perde il marito, il padre delle sue figlie – di due e nove anni -, il collega di laboratorio, il fratello spirituale. Cade in una profonda depressione; gli amici di famiglia, i colleghi di Pierre, e i collaboratori di laboratorio le si stringono attorno ma la situazione è, psicologicamente, gravissima.

Anche la Francia è scossa da questa morte: inizia una raccolta fondi, propongono a Maria una pensione, che lei rifiuta; continuava a ripetere “fatemi lavorare, devo mantenere le mie figlie!”. Si poneva, inoltre, la questione di chi avrebbe sostituito il professor Curie alla cattedra di Fisica, creata appositamente alla Sorbona per lui. Sua moglie, la sua più stretta collaboratrice? Quella che, assieme al prof. Becquerel, aveva vinto un Nobel?

Mai nessuna donna prima di allora aveva insegnato in quell’ateneo! Viene trovato un compromesso: Maria viene nominata “chargée de cours”, incaricata del corso, senza essere ufficialmente nominata professore ordinario.

Il cinque novembre 1906, due giorni prima del suo trentanovesimo compleanno, Maria tiene la lezione inaugurale dell’anno accademico, in un auditorium gremito fin dalle prime ore del mattino.

E’ una platea formata si da studenti e da professori ma anche da curiosi, pettegoli, giornalisti. In molti, sicuramente, si aspettavano, o avrebbero desiderato, un cedimento emotivo, un ringraziamento a quella prestigiosa università che le concedeva il privilegio di insegnare li, un commosso omaggio al marito. Lei non dice niente di tutto questo. Procede, apparentemente in maniera piana e lineare, in una lezione introduttiva sulla radioattività.

Dai diari che Maria scriveva, emerge, invece, una donna straziata dal dolore che stenta a trovare i motivi per continuare a vivere.

 Il compito di allevare le sue figlie e lo studio e la ricerca sono, ancora una volta, l’ancora di salvezza di Maria.

Nel 1908 si butta a capofitto in un’altra impresa: trova i soldi e fonda l’Istituto per lo Studio del Radio, all’interno del quale lavorano molti fidati collaboratori e il cui scopo
principale è l’applicazione in campo medico del radio. Questo istituto diventerà,
successivamente, l’Istituto Curie e, oggi, è un centro internazionale
d’avanguardia per la proton terapia, oltre essere la sede del bellissimo Museo
Curie (v. sitografia più sotto).

1911, un anno difficile ma con un Nobel in più  

L’Académie des Sciences era un’istituzione francese molto prestigiosa che gestiva ingenti somme di danaro tra contributi, premi, fondi per ricerche. Per farne parte
occorreva esserne ammessi tramite approvazione da parte di un comitato interno.
Il presidente di questo comitato, Gaston Darboux, sollecita Maria a presentare
la propria candidatura. Essa aveva vinto il Nobel nel 1903, le sue ricerche
vengono pubblicate sulle riviste scientifiche internazionali più prestigiose,
partecipa a convegni internazionali, è membro dell’Accademia delle Scienze
Olandese, Svedese, Belga. Questo prestigio e stima all’estero le costano
carissimi in patria, il gesto di candidarsi viene preso per un atto di
insopportabile presunzione ed arroganza, in particolare dalla stampa
conservatrice, ultranazionalista, cattolica e reazionaria. Le Journal, le Petit
Journal, l’Action Francaise, Le Figaro, le sono addosso nei termini di “la
straniera ambiziosa”, “la polacca a caccia di premi, denari e ulteriore
gloria”, “una donna, dopo che le è già stato dato un Nobel, cosa vuole
ancora, cosa vuole di più?” (corsivo di chi scrive, ndr). Per pochissimi voti
la candidatura di Marie Curie, viene respinta a favore del francesissimo e
maschio, Édouard Branly.

Maria reagisce compostamente,
non fa nessun commento pubblico e si tuffa nel lavoro.

Nel frattempo altre grane sono
in arrivo. Maria aveva allacciato una relazione con Paul Langevin, brillante
matematico, allievo di Pierre Curie, insegnante alla Sorbona, collaboratore di
Maria.  Langevin, sposato, aveva già
avuto varie amanti in precedenza ma nessuna così in vista come Maria e così
lontana dallo stereotipo dell’amante giovane, bella, senza arte ne parte…

La moglie di Langevin, scopre
la relazione, fa pedinare il marito, scopre dove i due amanti si incontrano e
da quell’appartamento ne fa rubare le lettere. Dopo mesi di minacce di morte,
ricatti, litigi, ripicche, la donna consegna queste lettere a un giornale che
le pubblica. E’ uno scandalo nel quale viene colpita esclusivamente Maria, rea
soprattutto di essere indipendente, dedita ai libri,  anziché alle figlie, rea di rubare il marito a una onesta moglie francese. 
Ancora una volta gli amici la sostengono, il cognato Jacquès Curie scrive una lettera a “Le Temps” in cui la difende, e Albert Einstein la sostiene in una lettera privata affettuosa e caustica.

Gli echi di questo scandalo, provinciale e becero nei toni, giungono ad un paio di membri dell’Accademia Reale Svedese che arrivano a chiedere spiegazioni a Maria, arrivando a far loro affermare che se avessero saputo prima di queste ombre nella vita della scienziata, non avrebbero appoggiato la sua candidatura al Nobel. Curie è costretta a dire delle ovvietà per difendersi, quali “la mia vita privata deve rimanere privata e non ha mai influito sul mio lavoro e sulla qualità della mia ricerca”.

Si sciolgono così le ultime riserve e a Maria Skłodowska Curie viene assegnato il Premio Nobel per la Chimica per l’isolamento del radio e la determinazione del suo peso atomico 225,93, simbolo Ra, numero atomico 88.

 

 Molte cose ancora ci sarebbero da raccontare dettagliatamente sulla vita e sul lavoro di Marie Curie, una donna che non ha mai smesso di lavorare instancabilmente per la Scienza.

 Vorrei ricordare il suo impegno durante la I Guerra Mondiale: organizza una ventina di automobili con apparecchiature radiologiche da campo che vengono chiamate le Petites Curies; aiuteranno i chirurghi nel loro lavoro. Alla fine della guerra, saranno realizzate più di un milione di radiografie ai soldati feriti nelle trincee e nei campi di battaglia.

Maria si reca negli Usa per ben due volte, nel 1921 e nel 1930, in due trionfali tournées di conferenze ed incontri, durante le quali gli americani, ma in particolare le donne americane dimostrano il loro affetto e la loro stima nei confronti della scienziata: vengono raccolti cento mila dollari e il presidente Usa Thomas Harding consegna a Maria un grammo di preziosissimo radio.

Marie Curie muore il 4 luglio1934, a Passy, in un ospedale dell’Alta Savoia, a sessantasette anni, a causa di un’anemia plastica, una specie di leucemia del sangue. Al tempo, era stata la persona a maneggiare le più grandi quantità di polonio e di radio.

Viene sepolta Sceaux, accanto al marito Pierre con una cerimonia privata.

 Nel 1995, alla presenza del presidente francese François Mitterand e di quello polacco Lech Walesa, le loro bare vengono portate al Panthéon di Parigi, prudentemente avvolte da una lastra di piombo.

                                                                                 

                                                                               Federica Guerra

 

Questi appunti sono il frutto di varie letture, elenco i principali libri e siti da me consultati:

 Marie Curie. Una vita” Susan Quinn, trad. Stefano Ravaioli, Bollati Boringieri, 2013, Torino.

Lezioni di Marie Curie – La fisica elementare per tutti – appunti raccolti da Isabelle Chavannes” a c. di Isabelle Chavannes, presentazione e traduzione di Elena Ioli, Edizioni Dedalo, 2016, Bari.

Marie Curie – La vita non è facile, e allora?” a c. di Massimiliano Borelli, L’Orma Editore, 2021, Roma.

Sei donne che hanno cambiato il mondo: le grandi scienziate della fisica del 20° secolo” Gabriella Greison, Bollati Boringhieri, 2017, Torino.

Marie Curie e i segreti atomici svelati” collana Lampi di Genio, Luca Novelli, Editoriale Scienza, 2019, Firenze.

Marie Curie” di Alice Milani, il Becco Giallo, 2017

Cattive ragazze. 15 storie di donne creative e audaci” di Assia Petricelli, Sergio Riccardi, Sinnos, 2017.

 Sitografia:

https://it.wikipedia.org/

 https://www.enciclopediadelledonne.it/

https://curie.fr

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Marie_Curie_in_watercolour

Maria Salomea Skłodowska

Maria Salomea Skłodowska nasce in Varsavia 

il 7 novembre 1867. 

Quinta figlia di Władysław Skłodowski, professore di matematica e fisica in un liceo cittadino,
e di Bronisława, direttrice di una scuola privata e insegnante lei stessa, Maria, nasce dopo Zofia (1862), Jósef (1863), Bronisława,  come la madre (1865), Helena (1866).

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